Archivio per 15 ottobre 2009
Musica – Francesco Guccini – Canzone quasi d’amore
Pubblicato da Marco Vasselli in Musica il 15/10/2009
Non starò più a cercare parole che non trovo
per dirti cose vecchie con il vestito nuovo,
per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
e partorire il topo vivendo sui ricordi, giocando coi miei giorni, col tempo…
O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
o che per le mie navi son quasi chiusi i porti;
io parlo sempre tanto, ma non ho ancora fedi,
non voglio menar vanto di me o della mia vita costretta come dita dei piedi…
Queste cose le sai perchè siam tutti uguali
e moriamo ogni giorno dei medesimi mali,
perchè siam tutti soli ed è nostro destino
tentare goffi voli d’ azione o di parola,
volando come vola il tacchino…
Non posso farci niente e tu puoi fare meno,
sono vecchio d’ orgoglio, mi commuove il tuo seno
e di questa parola io quasi mi vergogno,
ma c’è una vita sola, non ne sprechiamo niente in tributi alla gente o al sogno…
Le sere sono uguali, ma ogni sera è diversa
e quasi non ti accorgi dell’ energia dispersa
a ricercare i visi che ti han dimenticato
vestendo abiti lisi, buoni ad ogni evenienza, inseguendo la scienza o il peccato…
Tutto questo lo sai e sai dove comincia
la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
perchè siam tutti uguali, siamo cattivi e buoni
e abbiam gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri,
saggi, falsi, sinceri… coglioni!
Ma dove te ne andrai? Ma dove sei già andata?
Ti dono, se vorrai, questa noia già usata:
tienila in mia memoria, ma non è un capitale,
ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto, che la noia di un altro non vale…
D’ altra parte, lo vedi, scrivo ancora canzoni
e pago la mia casa, pago le mie illusioni,
fingo d’ aver capito che vivere è incontrarsi,
aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
bere, leggere, amare… grattarsi!
Vita
Pubblicato da Marco Vasselli in Senza categoria il 15/10/2009
Luccicano,piegandosi
a radersi chini i fili della gramigna
la ove, ora si flettono in fila indiana
le pannocchie
Corrente, spira da ovest
a rendere l’eco del mare in un tuono eminente
la sua voce lampante di un padrone esigente
di sua naturale invadenza non raffredda i nostri cuori
non ancora sazi di gioie estive.
Volano gli aghi di pino nell’umido del suo soffio
intralcia il viale di foranti spade sparpagliate
mentre il moto ondoso si divora la rena
in un frenetico abbandono dei suoi arrivi.
Il passaggio di tal forza
che di sale ci pizzica le narici
a rinvenir chi di tale fortuna non renda giustizia
A ricordarci a noi che di tal respiro
fin dà fanciulli ci riempiva la vita di gioie paesane.
Passerà pure stavolta
come le stagioni il suo sibilo rassicurante e caldo
sulla nostra pelle
a ricordar ad ognun di noi la fine di un’età
e l’inizio di un altro autunno
Quello che il destino da tal soffio
ha riempito i nostri occhi
scalfito lacrime sulla guancia
regalandoci carezze
Riservandoci nell’intimità dei pochi il suo caloroso respiro
e il suo ritorno per il nostro avvenire
Poesia scritta da Ana TF
Tutti i diritti sono riservati.
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